martedì 22 febbraio 2011

Quotidiano l’Attacco di San Severo
Martedì 22 febbraio 2011      CLASSE 1996 / LA STORIA
IL SILENZIO” di Francesca Draisci
GIOVANE SCRITTRICE DI TALENTO A SOLI 14 ANNI
L’autrice: “Così racconto i miei stati d’animo e le mie idee”

C’è sempre, per ogni anno che conti, chi viene e chi va, chi sale e chi scende, chi vince e chi perde. Metaforicamente, com’è la vita, è un esempio l’Anno Domini 1996, del Topo secondo il calendario cinese. Mentre Israele e OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) firmavano l'accordo di Sharm el Sheik, l’Ulivo di Romano Prodi vinceva le elezioni, la Juventus la sua seconda Coppa Campioni e la mulatta Danny Mendez il titolo di Miss Italia. Intanto, alla ribalta mondiale salivano i versi di Wislawa Szymborska, Nobel per la letteratura, proprio quando Francesca Draisci, ignota neonata, emetteva i suoi primi vagiti su quel Gargano cantato con nostalgia da Joseph Tusiani e illuminato dalla santità di San Pio. E, come questi esempi illustri, Francesca Draisci ha respirato spiritualità e amore per la sua terra, si è nutrita di parole, ha toccato posti, sognato volti. “La sua vocazione letteraria è nata ed è cresciuta attraverso la costante ed intensa lettura delle opere di affermati scrittori” – si legge in quarta di copertina de “Il silenzio”, il suo romanzo d’esordio. Per ironia della sorte, se la poetessa polacca scriveva: “A prescindere da quanto si e' vissuto/e' bene che il curriculum sia breve./E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti”, Francesca Draisci è altrettanto essenziale quando parla di sé. Sono una ragazza di quasi 15 anni, nata a San Giovanni Rotondo, dove frequento il primo anno dell’ITIS “L. Di Maggio”, ma vivo a Rignano Garganico. Mi sono licenziata con il massimo dei voti dalla scuola media. Ho partecipato più volte ai Giochi Matematici organizzati dalla Bocconi di Milano e ai Giochi Kangourou ottenendo buoni risultati”. Si sbaglia chi confonde l’educata riservatezza di questa ragazzina acqua e sapone (e se ne vedono sempre meno) con la timidezza. Francesca è sicura del fatto suo, è creativamente ligia al dovere scolastico e al piacere extrascolastico, due facce di quella medaglia chiamata vita. Senza trucco, né inganno Francesca afferma: “La mia giornata è principalmente occupata dagli impegni scolastici, scuola e studio”. E a tal proposito aggiunge: “In generale a me piacciono tutte le materie scolastiche ed in tutte mi impegno in egual misura. Se devo fare una scelta, però, preferisco la matematica, le scienze, l’inglese e la storia”. Ma, come si diceva, la sua vita non si esaurisce soltanto dentro le mura scolastiche. Anzi, al di fuori di esse vi sono un coacervo di interessi soggetti a passioni forti, perché Francesca non ama annoiarsi o stare senza far niente. “Cerco sempre di dedicarmi a qualcosa – dice - che possa interessarmi. In primo luogo, mi piace leggere. Nel tempo libero guardo la televisione, gioco al computer e navigo in Internet. Mi piace anche cantare, infatti faccio parte di un coro”. Insomma, nulla di così diverso dai tanti suoi coetanei, a parte il coraggio di mettersi in gioco magnificamente con le parole e i numeri. E con la sua faccia e la sua voce. Ma da dove nasce la sua passione per eccellenza, la scrittura? Per rispondere occorre partire da più lontano, “da quando – riferisce - ho imparato a leggere, ho amato la lettura. Quindi, potrei dire che questo mio interesse è nato già da quando avevo sei o sette anni, quando leggevo semplici racconti o libri per bambini. Pian piano questa passione è maturata ed è cresciuta fino a farmi leggere e apprezzare anche i libri più impegnativi. La scrittura è venuta dopo. Ho scoperto, infatti, che attraverso questo mezzo riesco a comunicare le mie emozioni, i miei stati d’animo, i miei sentimenti, le mie idee. Fin dalla scuola elementare, creare una storia attorno ad un personaggio era il mio più grande divertimento. Ho coltivato questa passione. Grazie ad essa è nato il mio primo libro”. Le difficoltà maggiori sono legate proprio alla ristrettezza dei tempi, alle incombenze quotidiane, che tolgono spazio ed energie utili ai sogni, ai pensieri, alle trame. Tant’è che ammette la stessa: “È difficile soprattutto in inverno, quando mi dedico principalmente alla scuola, trovare il tempo per scrivere. Di solito preferisco farlo in estate. Proprio in estate, infatti, ho scritto “Il silenzio”. Ho iniziato a scrivere questo libro improvvisamente, nel vero senso della parola. Dopo la lettura del libro di Paolo Giordano, ho avuto il desiderio di mettermi alla prova. Volevo scoprire quali sono i sentimenti e le emozioni di uno scrittore. Mi sono messa davanti al computer e ho iniziato a scrivere una parola dietro l’altra, finché l’idea è diventata più concreta. A dir la verità non credevo davvero di riuscire a scrivere un romanzo, eppure mi accorgo che realmente l’ho realizzato”. Se questa è stata la genesi dell’opera prima, quali le contaminazioni autobiografiche? Francesca è chiara come la sua età: “ve ne sono poche, ma non mancano i tratti che sono presi direttamente dai ricordi dell’io bambina. Si tratta, appunto, delle situazioni di quando Lara (la protagonista) era piccola o nella prima adolescenza. Certamente ce ne sono anche nella seconda parte della sua vita, quella da adulta. A dir la verità sono semplici azioni di minima importanza, che risultano invisibili agli occhi di una persona che non mi conosce bene. Insieme alla storia, non autobiografica, rendono maggiormente l’idea che voglio trasmettere”. Nel frattempo, Francesca Draisci semina sogni sul suo futuro, vaghe pretese, promesse azzardate: “So che ora mi aspettano cinque anni di scuola superiore e in quest’arco di tempo potrò pensare meglio a ciò che fa per me, a quello che voglio diventare. Penso che dopo la scuola frequenterò l’Università, precisamente non so quale facoltà. Forse Ingegneria proprio come Lara, ma nulla di certo. Riguardo alla carriera letteraria, non voglio fare dello scrivere la mia risorsa per vivere. Voglio e desidero che resti semplicemente una passione da coltivare”. Semplice, come lei.
                                                                                    Lucio P. Toma